Romania: proposta di legge per sterminare 2 milioni di cani randagi
Disegno di legge
Il governo e l'opposizione hanno deciso che sarà la Commissione per l’amministrazione pubblica a prendere una decisione nelle prossime settimane.
La proposta di legge PL 912, nel caso fosse approvata, autorizzerebbe lo sterminio di oltre 2 milioni di cani randagi sedandoli e permettendo di bruciarli vivi nell'inceneritore. Inoltre, vieterebbe alle ONLUS di verificare la gestione dei canili pubblici e limiterebbe l'adozione degli animali.
In rete circolano le petizioni per poter fermare un'eventuale approvazione della legge ma le firme rimangono troppo poche per poter raggiungere un risultato concreto.
Nonostante che non ci sia attualmente una legge che autorizzi un simile sterminio, alcune città si rifiutano di applicare la legge nazionale per la difesa degli animali. Il sindaco di Tulcea, Constantin Hogea, da 3 anni si comporta come se la PL 912 fosse in vigore. Autorizza le uccisioni in strada, minaccia chi protegge gli animali e vieta il passeggio con il proprio cane nelle piazze e molti parchi cittadini, come testimoniano alcune fra le organizzazioni animaliste più importanti come International Alliance for Animal Rights, Romanian Kennel Club e Save the Dogs.
Dal 6 giugno 2011 sono stati sedati e bruciati vivi ancora coscienti 100-200 cani al giorno, cuccioli e adulti, grazie ad una autorizzazione comunale.
L'origine del problema
L'abbandono in massa degli animali è cominciato dopo il 1989, quando il dittatore Nicolae Ceauşescu cambiò il volto delle città sostituendo le tradizionali case con giardino ai blocchi condominiali. Gli animali, prima utilizzati per la guardia della proprietà e quasi nessuno sterilizzato, si sono riprodotti fino a creare una situazione fuori controllo. Nel 2001 il sindaco di Bucarest ordinò la cattura e uccisione di 40 randagi al giorno, decisione che diventò legge nazionale nel novembre del 2002.
Un business da centinaia di milioni di euro
Secondo gli animalisti, il disegno di legge PL 912, è una manovra per poter spartire i guadagni tra le forze politiche e i loro partner commerciali.
Cremare un cane costa mediamente € 15 al chilo, incluso il trasporto, mentre la sterilizzazione costa soltanto 20-25 euro ad animale. L'uccisione di 2 milioni di cani, grazie alla nuova legge, potrebbe fruttare alle aziende dai 30 ai 300 milioni di euro.
Romania, l’uccisione dei cani randagi
è un business da 300 milioni di euro
è un business da 300 milioni di euro
Il problema del randagismo esiste da quando il dittatore Nicolae Ceauşescu sostituì nelle città le tradizionali casette con giardino con blocchi condominiali. Ora il governo vuole approvare una legge per sterminare 2 milioni di animali. Secondo gli animalisti è un modo per far fare profitti ad aziende "amiche"
Se è vero, come ha detto Gandhi, che la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali, la Romania è un paese moralmente minuscolo. Il paese è conosciuto da 10 anni per il trattamento crudele verso i cani randagi e verso chi li protegge, tanto che nella protesta di aprile a Berlino si è guadagnata il nome di “Terra della morte per gli animali”.
Oltre ai massacri quotidiani avvengono avvelenamenti di massa, uccisioni a colpi di arma da fuoco e uccisione a tappeto nei canili – anche se chiamarli canili è un eufemismo, dalle numerose foto che circolano il nome più appropriato sarebbe lager. Come quella che ha avuto larga eco sui media romeni nel canile di Botosani, avvenuta il 13 maggio scorso e testimoniata da Save the Dogs: 230 cani in una sola notte. Nella giornata erano stati dichiarati “affetti da cimurro” ed eliminati su direttiva dell’autorità sanitaria locale. Peccato che solo 24 ore prima una piccola associazione di volontari, la Ador, avesse visitato e fotografato gli animali, portando loro cibo e prenotandone 18 da portare nel proprio rifugio. Il giorno dopo, recatisi sul posto, li hanno ritrovati morti, chiusi in sacchi di plastica con evidenti segni di violenza. All’arrivo della stampa gli operai del canile pubblico hanno accolto i giornalisti lanciando sassi e mattoni, probabilmente in stato di ebbrezza. Nonostante le foto del giorno prima pubblicate dalla Ador, il vice sindaco ha dichiarato che “tutti i cani erano affetti da cimurro, una malattia incurabile”. Però ha promesso un’inchiesta e ha sottolineato che i dipendenti del canile “appartengono alle categorie più basse della società”.
Ma come mai la Romania combatte da anni il randagismo nel modo più incivile possibile e non lo risolve con le sterilizzazioni a tappeto, l’unico mezzo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato scientificamente valido? L’origine della situazione attuale si fa ricondurre all’amministrazione di Nicolae Ceauşescu, il dittatore processato e ucciso nel 1989, che aveva voluto cambiare il volto delle città attraverso un ammodernamento che sostituiva le tradizionali casette con giardino con blocchi condominiali. Migliaia di cani usati perlopiù per la guardia vennero abbandonati in massa. Quasi nessuno era sterilizzato. Si riprodussero a ritmo serrato e nei decenni che seguirono la situazione divenne fuori controllo. Nel 2001 il sindaco di Bucarest diede l’ordine di accalappiare e uccidere 40 randagi al giorno. La decisione divenne presto legge e nel novembre 2002 venne applicata a tutto il territorio romeno.
Ora, uccidere i cani randagi in Romania nutre un giro di affari di milioni di euro. I primi a guadagnarci sono gli accalappiacani, che a Bucarest per non prendere i cani protetti da una comunità chiedono 25 euro. Le autorità locali riportano grandi spese per dare asilo, nutrire, sterilizzare, identificare, eventualmente uccidere tramite l’eutanasia e incenerire i cani dei canili municipali, affidando la gestione a partner o ad aziende che richiedono cifre esorbitanti, quando è noto che in molti canili gli animali sono così affamati da mangiare quelli morenti. Le associazioni animaliste denunciano che ci sarebbe una specie di associazione a delinquere, con la spartizione dei profitti fra i politici e i loro partner commerciali. Al top delle aziende controverse è la Protan, specializzata nell’eliminazione e smaltimento dei cani, accusata nel 2007 di aver buttato 47 tonnellate di carcasse di animali nella periferia di Bucarest.
Il costo medio della cremazione di un cane in Romania, incluso il trasporto, è di circa 15 euro e viene calcolato a chilo. Sulla carta il chilo si moltiplica misteriosamente fino a decuplicarsi. Questo significa che i 2 milioni di cani randagi che verrebbero uccisi con la legge PL 912 farebbero guadagnare alle aziende dai 30 ai 300 milioni di euro. Significa anche che questa cifra può essere guadagnata solo se i cani vengono presi e cremati oppure vengono cremati nei canili, dove possono venire uccisi legalmente per malattia oppure vengono ridotti alla fame, guadagnando anche sul cibo.
Secondo un calcolo di Helping Animals Romania in dieci anni il randagismo non solo non è migliorato, ma è aumentato. E i profitti sono alle stelle. A Bucarest nel periodo 2001-2007 sono stati spesi quasi 9 milioni di euro per uccidere 144.000 cani (62 euro a capo). Ad Arad nel periodo 2008-2010 sono stati uccisi 2.986 cani per 308.048 euro, cioè una media di oltre 103 euro ad animale, a Slatina nel periodo 2008-2010 sono stati uccisi 1.111 cani spendendo 205.500 euro, quasi 185 euro a cane, a Brasov nel periodo 2003-2008 sono stati uccisi 20.000 cani, per una cifra di 1,45 milioni di euro (72 euro a cane), a Constanta nel periodo 2008-2010 sono stati uccisi 20.000 euro per la cifra di 1,5 milioni di euro (75 euro a cane). Il risultato delle stragi è che i cani randagi sono aumentati. La sterilizzazione invece costa solo 20-25 euro a cane. Forse questo è il motivo perché politici e aziende non hanno interesse perché il randagismo sia interrotto.
Oltre ai massacri quotidiani avvengono avvelenamenti di massa, uccisioni a colpi di arma da fuoco e uccisione a tappeto nei canili – anche se chiamarli canili è un eufemismo, dalle numerose foto che circolano il nome più appropriato sarebbe lager. Come quella che ha avuto larga eco sui media romeni nel canile di Botosani, avvenuta il 13 maggio scorso e testimoniata da Save the Dogs: 230 cani in una sola notte. Nella giornata erano stati dichiarati “affetti da cimurro” ed eliminati su direttiva dell’autorità sanitaria locale. Peccato che solo 24 ore prima una piccola associazione di volontari, la Ador, avesse visitato e fotografato gli animali, portando loro cibo e prenotandone 18 da portare nel proprio rifugio. Il giorno dopo, recatisi sul posto, li hanno ritrovati morti, chiusi in sacchi di plastica con evidenti segni di violenza. All’arrivo della stampa gli operai del canile pubblico hanno accolto i giornalisti lanciando sassi e mattoni, probabilmente in stato di ebbrezza. Nonostante le foto del giorno prima pubblicate dalla Ador, il vice sindaco ha dichiarato che “tutti i cani erano affetti da cimurro, una malattia incurabile”. Però ha promesso un’inchiesta e ha sottolineato che i dipendenti del canile “appartengono alle categorie più basse della società”.
Ma come mai la Romania combatte da anni il randagismo nel modo più incivile possibile e non lo risolve con le sterilizzazioni a tappeto, l’unico mezzo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato scientificamente valido? L’origine della situazione attuale si fa ricondurre all’amministrazione di Nicolae Ceauşescu, il dittatore processato e ucciso nel 1989, che aveva voluto cambiare il volto delle città attraverso un ammodernamento che sostituiva le tradizionali casette con giardino con blocchi condominiali. Migliaia di cani usati perlopiù per la guardia vennero abbandonati in massa. Quasi nessuno era sterilizzato. Si riprodussero a ritmo serrato e nei decenni che seguirono la situazione divenne fuori controllo. Nel 2001 il sindaco di Bucarest diede l’ordine di accalappiare e uccidere 40 randagi al giorno. La decisione divenne presto legge e nel novembre 2002 venne applicata a tutto il territorio romeno.
Ora, uccidere i cani randagi in Romania nutre un giro di affari di milioni di euro. I primi a guadagnarci sono gli accalappiacani, che a Bucarest per non prendere i cani protetti da una comunità chiedono 25 euro. Le autorità locali riportano grandi spese per dare asilo, nutrire, sterilizzare, identificare, eventualmente uccidere tramite l’eutanasia e incenerire i cani dei canili municipali, affidando la gestione a partner o ad aziende che richiedono cifre esorbitanti, quando è noto che in molti canili gli animali sono così affamati da mangiare quelli morenti. Le associazioni animaliste denunciano che ci sarebbe una specie di associazione a delinquere, con la spartizione dei profitti fra i politici e i loro partner commerciali. Al top delle aziende controverse è la Protan, specializzata nell’eliminazione e smaltimento dei cani, accusata nel 2007 di aver buttato 47 tonnellate di carcasse di animali nella periferia di Bucarest.
Il costo medio della cremazione di un cane in Romania, incluso il trasporto, è di circa 15 euro e viene calcolato a chilo. Sulla carta il chilo si moltiplica misteriosamente fino a decuplicarsi. Questo significa che i 2 milioni di cani randagi che verrebbero uccisi con la legge PL 912 farebbero guadagnare alle aziende dai 30 ai 300 milioni di euro. Significa anche che questa cifra può essere guadagnata solo se i cani vengono presi e cremati oppure vengono cremati nei canili, dove possono venire uccisi legalmente per malattia oppure vengono ridotti alla fame, guadagnando anche sul cibo.
Secondo un calcolo di Helping Animals Romania in dieci anni il randagismo non solo non è migliorato, ma è aumentato. E i profitti sono alle stelle. A Bucarest nel periodo 2001-2007 sono stati spesi quasi 9 milioni di euro per uccidere 144.000 cani (62 euro a capo). Ad Arad nel periodo 2008-2010 sono stati uccisi 2.986 cani per 308.048 euro, cioè una media di oltre 103 euro ad animale, a Slatina nel periodo 2008-2010 sono stati uccisi 1.111 cani spendendo 205.500 euro, quasi 185 euro a cane, a Brasov nel periodo 2003-2008 sono stati uccisi 20.000 cani, per una cifra di 1,45 milioni di euro (72 euro a cane), a Constanta nel periodo 2008-2010 sono stati uccisi 20.000 euro per la cifra di 1,5 milioni di euro (75 euro a cane). Il risultato delle stragi è che i cani randagi sono aumentati. La sterilizzazione invece costa solo 20-25 euro a cane. Forse questo è il motivo perché politici e aziende non hanno interesse perché il randagismo sia interrotto.
RACCOLTA DI FIRME INTERNAZIONALE DA PRESENTARE ALLA COMMISSIONE EUROPEA PER FERMARE LO STERMINIO DEI RANDAGI IN ROMANIA E ALTRI STATI MEMBRI DELLA UE
Firma la petizione. Basta crimini sugli animali. Un cane va rispettato, amato.
guardando queste immagini e leggendo le parole il mio cuore si rattrista
RispondiEliminaciao Robby
RispondiEliminagrazie mille per il post e la petizione,speriamo bene,nel frattempo incrocio le dita!
Domani spedisco il tuo premio,scusa per l'attesa.
A presto
lu
mamma mia che tristezza ma ho anche tanto nervoso addosso a vedere queste coseeeeeee
RispondiEliminauffa ma che gente esiste a questo mondo ???????
firmo
ciao volevo solo dirti che puoi fare un post su Whisky, anzi....sono proprio curiosa
RispondiEliminaCiao Simo
RispondiEliminaCiao Lucia
Ciao Isa
Si è una vera crudeltà.
Lucia non ti devi scusare di nulla.